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dal 1984 fino al 2006, con allegria
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:: USCITE E FESTE::
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Il gruppo folkloristico "I Legar" nasce nel 1984 a Casamazzagno, Comelico Superiore, BL.




Con la fisarmonica, al bason, la chitara, e al violin, e gli allegri ballerini, siamo arrivati nel 2006 portando avanti la tradizione dei balli folkloristici comeliani.


In questo sito, due ballerini, giovani, documenteranno con foto, la storia dei Legar, i loro balli, le loro uscite, partendo dal lontano 1984, arrivando al 2006........continuando poi nel tempo, con nuove uscite, feste, e grandi manifestazioni.


un saluto enorme al nostro gruppo folk "I Legar"...



W LA VECIA E LI NOS TRADIZION

I nostri balli

Le nostre ballate:



A rot la liòda - Ha rotto la slitta




Questo è il ballo che apre da sempre l'esibizione dei Legar. E' una polka, danza scanzonata e allegra. Racconta un fatto accaduto in un lontano passato quando il mezzo di traspoto per trasportare la legna nella nostra valle è una grande slitta di legno, la liòda. lavorata eassemblata in casa da qualche artigiano intraprendente. Capitò che durante un trasporto invernale di legna dal bosco, una liòda andò in frantumi vanificando il lavoro di un'intera giornata di lavoro. I mal capitati si ritrovarono la sera nella stua a discutere dell'accaduto. Per alleviare il rammarico per quanto successo, danzarono al suon di una polka. Ironizzando così sull'accaduto inventarono di fatto la famosa ballata "a rot la liòda.



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Al valzer di fiori - Il valzer dei fiori





A quei tempi invece il paese si svegliava dal lungo torpore invernale con spirito rinnovato e il contadino, ritornava sereno nell'orto e nei prati. I giovani componevano variopinti mazzi di fiori da donare alla ragazza del cuore sperando in qualche tornaconto o in una promessa d'amore. Per far rivivere nei loro spettacoli una brezza di quell'allegria donata dalla primavera e dal suo arcobaleno di colori, i Legar, sulle note di un antico valzer, propongono questa ballata utilizzando i cestini colmi di fiori. Un momento magico che riporta a tutte le primavere della vita.



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Vécia dal Matazìn - Polka del Matazìn




Il Matazìn, la maschera per eccellenza, la più importante per il carnevale comeliano. La sua vestizione, è stato e rimane un vero e proprio rito che resta tutt'oggi misterioso e al quale partecipa esclusivamente la donna incaricata al vestimento. Questa maschera rispecchia simbolo di gioia, oltre che di abbondanza e fertilità.
L'abito del Matazìn è sontuoso, di seta, arrichito da foulards e da lunghi nastri colorati; in testa porta un lungo e strano cilindro ornato di perle e di specchietti.
Dopo la vestizione, che ha inizio alle sei del mattino, i Matazìn percorrono danzando le strade del paese al suono della piccola orchestra, dove avviene l'incontro con altri cortei.
Quello che distingue, il Matazìn dalle altre maschere, è un salto, fatto durante la ballata, come simbolo di benessere e fertilità.




Per i Legar, questa maschera è molto importante ed ha ispirato un ballo di piacevole effetto coreografico. I ballerini sono disposti su due file parralele, posti frontalmente tra loro, e danzano al ritmo di una vécia (polka) mentre altri quattro componenti che stanno agli estremi delle due file, si avvicinano al centro e, con un grido di gioia, compiono il famoso salto del Matazìn per ben due volte: la prima eseguito dagli uomini, la seconda dalle donne. Il ballo prosegue con una particolare serpentina che va a formare un cerchio. I quattro ballerini, che raffigurano il Matazìn danzano al centro, girando su se stessi per poi finire il ballo inginocchiandosi verso il pubblico.













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Paris - Paris





Come già accennato nel capitoletto iniziale, il Paris è il ballo attorno al quale è nato e si è sviluppato il Gruppo de I Legar nel tentativo, risultato vincente, di recuperare una danza che stava sparendo. Motivo di questa probabile estinzione pare essere stato il fatto che chi sapeva ballarlo, cioèp gli "anziani", precludevano l'apprendimento ai giovani interrompendo la danza ogni qualvolta essi si accingevano ad entrare nel gruppo dei ballerini.

Fu cosi un'ardua impresa per il gruppo nascente convincere quei pochi "anziani" che ancora riuscivano a ballare il Paris ad insegnare questa danza a chi aveva compito di assimilarla e poi di trasmettere alle future generazioni.




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La vécia dli drèzi - La polka delle trecce




Si può affermare che questa polka sia una invenzione quasi totale del gruppo I Legar sulla base non tanto della storia della Comunità, come può avvenire per altri balli del proprio repertorio, quanto piuttosto dell'ambito geografico e del contesto amministrativo all'interno del quale I Legar sono sorti.

Se dal punto di vista musicale, infatti, è stata mantenuta una polka già conosciuta nella zona, alla stessa è stato introdotto un nuovo significato: l'unione di tutti i Comuni appartenenti al comprensorio. Gli elementi che avrebbero potuto simboleggiare tale auspicabile futura unione, altro non sono che sei lunghe trecce di stoffa appositamente create dal Gruppo.

Nel ballo le sei trecce, che inizialmente appaiono separate sono ognuna tra le mani di una coppia e arrivano, nel punto centrale del brano, a sovvrapporsi ed unirsi tra di loro sino a creare una figura particolare, che rappresenta l'unione delle diverse individualità e auspicio alla formazione di un tutt'uno ricco e variegato.






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La mazurka dal zampdòn - La mazurka dell'arconcello



Questa danza che pure fa parte del repertorio del Gruppo I Legar, non rientra nella tradizone vera del Comelico, ma trova la propria giustificazione in una recente composizione creata da un compaesano di adozione.

Questa danza, introdotta dal gruppo, è dedicata a . . . .Baldi.

Nel ballo viene rappresentato il momento in cui l'acqua veniva attinta dalla fonte per essere utilizzata nel lavaggio dei panni o semplicemente per bere.
Il termine riportato sopra, "il zampdòn", è l'elemento raffigurativo del ballo.
Esso è un aggeggio di legno di faggio, ricurvo e robusto, lungo circa 130-140 centimetri, "schiacciato" nella parte centrale in modo che si appoggi comodamente alle spalle con sistema bilanciato senza provocare dolore e alle cui estremità sono incise delle tacche, utili ad ospitare il manico dei secchi ricolmi d'acqua.
Questi infatti, per lo più di rame, venivano portati proprio con il zampdòn sulle spalle e con minor fatica con le braccia.
Questo è un esempio di come, su di un motivo musciale abbastanza recente, si siano potute inserire le tracce di un passato ormai alquanto lontano.





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La vécia dli stòi - La polka delle scope




Ricca di spirito, questa vécia riprende scherzosamente una situazione che si presentava (ma si presenta ancora) piuttosto frequentemente nelle serate danzanti. Dopo aver portato al ballo la propria donna, spesso gli uomini incontrano degli amici e con loro si appartano per giocare alla morra, gioco rumoroso e ricco di ginnastica manuale e facciale, infioretata di irripetibili commenti.
Naturalmente, il tutto è abbondantemente insaporito da chissà quanti bicchieri di rosso. L'evento dei primi sintomi di eccessiva alzata di gomito.
Le donne arrivavano all'improvviso, munite di scope, e davano seguito ad una dura posizione. Gli uomini non potevano certo aspettarsi o meritarsi altro...
Tutto ciò è ben rappresentato nella danza proposta da I Legar che, per essere il più possibile realistici, usano proprio delle vere e proprie scope.
Per fortuna i membri del Gruppo si conoscono fin troppo bene e i maschi corrono ai ripari coprendosi la testa con un secchio di rame.

Meglio essere prudenti davanti una donna arrabbiata. . .




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Al valzer di invìzi - Il valzer dei fidanzati





Questa ballata propone quello che una volta era il rituale adottato nel corteggiamento e nella conquista della persona amata.Simbolo di questo corteggiamento non poteva essere che una rosa rossa, fiore simbolo dell'amore che, all'inizio della danza, era tenuto in mano dai ballerini.Ogni tentativo di ottenere l'attenzione delle donzelle era inizialmente rifiutato, ma quando arrivava l'uomo giusto, e si inchinava pomposamente davanti alla sua bella, egli veniva felicemente accolto. Durante il ballo i fidanzati-ballerini creano una finestrella con l'incrocio delle braccia. In quelle finestrella verrà posta la rosa rossa ricevuta in dono.
Questo pertugio nell'incrocio dellel braccia rappresenta la finestra della camera dell'amata sotto il quale lo spasimante si reca spesso per ricevere dalla giovane un furtivo bacio.
Anche questo ballo, come per tutti quelli proposti da I Legar, è possibile fare un romantico e coinvolgente salto nel passato.





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La vécia dal tàiu - La polka del taglio





Questo ballo è stato ripreso e inventato dal Gruppo osservando le varie feste paesane.
Si può definire uno studio sulla gente che vi partecipa normalemente, sulle coppie che le frequentano, sui giovani che bazzicano fra le sagre a caccia di ragazze... o di sposine che ballano fra loro e che vanno separate.
Anche da noi, purtroppo, e spesso, gli uomini una volta giunti alla festa si fermano a bere l'immancabile bicchiere di vino e a parlare (o sparlare) con gli amici.
Le donne, più o meno pazientemente, aspettano i loro compagni che però non arrivano.Un' occhiata ai mariti, seriamente affacendati con la palanca in mano, fa capire che non resta altro da fare se non ballare fra donne. E qui viene il bello.
Alcuni giovanotti, approfittando degli impegni vinicoli dei mariti, si intrufolano fra le coppie di donne al grido di tàiu (taglio, separazione), con ciò dividendo le coppie e continuando il ballo ognuno con una sua donna, finalmente e provvisoriamente conquistata.
I mariti sbirciano gelosi, ma non osano dire nulla. In fondo è pur sempre una giusta punizoone per chi trascura la propria metà del cielo per un banale bicchierino.....




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Al valzer dla dovantù - Il valzer della gioventù




Dice bene il titolo; il tema di questo ballo è la gioventù.

Da sempre la nostra prerogativa è di inserire nel Gruppo I Legar ragazze e ragazzi giovani, cioè forze fresche, vivaci, entusiaste.
Naturalmente senza togliere nulla agli elementi più "vecchi" e perciò esperti.
Questo valzer vivace mette al centro dell'attenzione l'amicizi, l'allegria, la complicità che da sempre unisce I Legar e divanta occasione per presentare al pubblico i nuovi elementi.
In alcuni balli vengono proposte le tematiche legate alle feste paesane che, specie in un tempo lontano, erano fra le poche occasioni, se non le uniche, per incontrarsi, per confrontarsi, per discutere e divertirsi.
Tutto ciò erano i giovani ballerini appena arrivati alla ribalta delle balere e delle stue dove tutti danzavano in sana allegria. Erano elementi indispensabili in quella povera economia del divertimento che sapeva, con la semplicità delle cose, garantire qualche ora di svago fra un pesante impegno rurale e l'altro.
La figura più significativa del ballo è rappresentata dal cerchio che viene formato dai balleini intrecciando le braccia come simbolo di unità e di collaborazione.
Questi valori hanno permesso a I Legar di raggiungere il traguardo dei vent'anni nonostante qualche inevitabile difficoltà dovute alle mille piccole cose che si accumulano e rendono complicate anche le cose più semplici.



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La vècia di fonghi - La polka dei funghi


Si chiama vécia di fonghi (vécia nel senso del ballo, di polka) proprio perchè ripropone una delle occupazioni di più largo uso fra la popolazione comelicana e cadorina (ma neppure gli altri veneti scherzano), cioè la raccolta dei funghi in queste vallate alpine.
Le coreografie di questo ballo evidenziano in particolare, proprio il momento magico della raccolta.
Lo mimano i ballerini che poi offrono i funghi alle ballerine.
E' cosi che si danno inizio alle danze. Subito formando una serpentina dove tutti possono valutare il raccolto.
Poi i danzatori proseguono nella polka fino al culmine della ballata quando tutti si inginocchiano, quasi a voler ringraziare nostro Signore per l'abbondante raccolta.



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Al valzer dl insùda - Il valzer della primavera


Pio Zandonella Necca era un medico di Dosoledo con l'hobby della poesia. Le sue liriche sono state raccolte recentemente in un interessante volume e la ballata che I Legar propongono in questo contesto esce da questa raccolta e dalla collaborazione con il Gruppo Musicale di Costalta.
La musica non è strettamente tradiozionale perchè è stata composta recentemente e non attinge perciò al repertorio che I Legar sono soliti utillizzare.
Tuttavia il Gruppo ha desiderato proporre questo testo proprio pensando alla primavera, al suo scoppio di colori, alla freschezza che dona, alla solarità che offre, ai buoni proponimenti di tutti noi.
Lo esegue con piccole mosse, quasi a voler ripetere il miracolo dei fiori che sbocciano lentamente e compaiono e scompaiono nello splendore del Creato con la grazia e la modestia che solo loro sanno usare.

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La vécia dal fazlètu - La polka del fazzoletto


Un tempo i giochi dei bambini erano molto sempilci e si svolgevano principalmente all'aria aperta.
I luoghi di ritrovo erano la piazza, il sagrato della chiesa e all'uscita della scuola.
Era questa l'occasione dove i ragazzini avevano la possibilità di rimanere insieme giocando a "tana, fura, sièzar, fazlètu......" (nasondino, scossa, biglie, fazzoletto.......).
Il gruppo ha ripreso il gioco del fazzoletto adattandolo ad una polka molto divertente.
Inizialmente le donne rubano il fazzoletto e con alcuni giri di polka si separano dagli uomini formando una linea e sventolando il mal tolto invitando di nuovo il ballerino a danzare.
L'invito è ben accetto se pur nella consapevolezza del dover riscattarsi dall'inganno subito.
Quando sembra che il gioco volga il termine gli uomini con un gesto repentino si riapropiano del proprio fazzoletto lasciando le donne a bocca aperta.




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Al valzer dal mastél - Il valzer del mastello



La memoria degli anziani ha creato questo ballo che è uno degli ultimi entrati nel repertorio de I Legar e quindi un nuovo nato, una nuova costruzione da imparare e proporre.
Il valzer dal mastél presenta la giornata tipo della massaia comeliana e vuole ricordare ai giovani di oggi come si svolgevano certe mansioni vitali per il decoro, l'igene e il buon vivere d'un tempo.
I ballerini sono molto attenti nel rievocare le fatiche che la massaia faceva più volte alla settimana portandosi alla tipica fontana per fare il bucato.L donna aveva con se l'immancabile mastello, al mastél, cioè quel recipiente di legno che si usava per lavare i panni dopo averli lasciati a mollo.
Nella coreografia di questo ballo si può notare come i ballerini portano a spalla i secchi con il zampdòn e come le ballerine, con molta grazia e delicatezza, aiutino a loro volta a portare il peso porgendo le braccia nell'atto di raccogliere l'acqua. Le ballerine, quindi, dopo aver eseguito i vari giri iniziali di valzer con i rispettivi compagni, versano l'acqua che portavano a spalla direttamente nel mastello.
Poi strofinano i panni e infine, dopo aver teso i vari ipotetici fili fra i danzatori, stendono il bucato a d asciugare.
Con questo valzer, I Legar rievocano, veramente con fedeltà e precisione, le mansioni e i metodi di lavoro della massaia coméliana del tempo perduto.
Allo stesso tempo intendono onorare la memoria e i sacrifici portando alla conoscenza di tutti un pezzo di storia e di cultura popolare ormai passata nell'oblio.




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Valzer di mestieri - Il valzer dei mestieri



Con questo ballo abbiamo voluto rappresentare alcuni mestieri che hanno caratterizzato la vita dei nostri contadini.
Uno dei più importanti a nostro avviso è lo sfalcio dei prati poichè quasi ogni famiglia possedeva degli animali in casa.
Dallo sfalcio traiamo la caratteristica più bella: dopo aver usato la falce c'è bisogno di affilarla, il contadino prende lo sgabello e l'attrezzo da noi chiamato "batadéiri" e incomincia il ritmico battere del martello sulla falce cadenzato dal lento muoversi della lama sull'incudine.
Il duro lavoro viene interrotto dall'arrivo delle donne che con un invito a ballare portano un po' di allegria.
Il gruppo vuole evidenziare che nonostante le numerose fatiche non mancava mai un momento di distrazione e diveritmento.
Ma ben presto lo svago finisce, mentre gli uomini riprendono la loro occupazione le donne non perdono tempo e con il loro cestino sempre a portata di mano incominciano a sferruzzare calze e maglie per l'inverno.



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La vécia dal ciapel - Polka del cappello


Lo spettacolo che i legar offrono con entusiasmo sempre crescente al suo pubblico si chiude con questa polka.
Il Gruppo ha scelto questa polka come danza di chiusura e di saluto proprio poichè rappresenta il tipico arrivederci della nostra gente: un lieve inchino e una galante alzata di cappello.
Quasi a significare che si deve rispetto a tutti e che si può essere "siòri" pur avendo poco.
L'alzata di cappello in segno di cortesia appare nella parte centrale del ballo, che propone una serie di movimenti finalizzati a dare maggior rilievo alla chiusura dell'intrattenimento con continue piroette delle ballerine e vari giri di danza fino all'uscita di scena del Gruppo che subito rientra ballando e portando il cappello in alto.
Segue l'arrivederci ad un'altra occasione d'incontro e di sana allegria.
La conclusione non avviene mettendosi in riga rivolti il pubblico come succede negli altri balli, ma prevede la sortita definitiva di tutti i ballerini sino all'esaurirsi dell'accompagnamento musicale.



Un saluto ai Legar viva la vécia viva al cumelgu

Le origini e la storia

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Le sue origini

Casamazzagno di Comelico Superiore, in provincia di Belluno, é un ridente borgo dolomitico, alto sui verdi declivi che fanno da sponda al Gruppo del Popera e a quelli dei Brentoni e delle Terze.
Se questo poggio panoramico, dominato dall' antica chiesetta di San Leonardo e dominante l' intero Comelico, nascono e si sviluppano I Legar. Un luogo di nascita ideale, dunque, per un gruppo che si prefiggeva di mantenere in vita le antiche tradizoni valligiane - cosa già di per se meritevole di plauso - ma anche, e soprattutto, di rigenerarle, rinvigorirle, riproporle alle nuove generazioni affinchè nulla di quanto era stato "inventato" dai nostri vecchi andasse perduto.
Il Comelico è un' arena naturale di incredibile bellezza, un enorme fero di cavallo di prati e di boschi sul quale svettano superbe cime dolomitiche cariche di storia e di incredibile audacia bellica; qui, infatti, durante la prima guerra mondiale, è stata scritta una pagina gloriosa di ardimenti e le gesta e di alcuni valorosi Alpini sono entrati nella ristretta cerchia dell' eroica leggenda. Chiuso quel triste periodo, il Comelico, protetto dalle barriere dolomitiche da una parte e da quelle scistose della Cresta di Confine dall' altra, è rimasto nel suo isolamento, una specie di guscio protettivo, che ha permesso il mantenimento di antiche e consolidate tradizioni come l'uso della lingua Ladina e la pratica della cultura locale intesa anche, tanto per restare nel tema, come musica, balli, carnevali......




La sua storia nel ballo


Per Casamazzagno non era certamente una novità, ma quell' inverno fu particolarmente freddo e a qualcuno saltò in mente che per scaldarsi era necessario muoversi dal letargo ed eseguire un antico ballo, il Paris. Non tutti lo conoscevano, anzi, ben pochi lo danzavano con dovizia e fu cosi che un gruppo di giovani amici decise di approfondirne la conoscenza. Cosa fare? "Ci sono i vecchi, chiediamo a loro" , si dissero. E siccome da noi, grazie a Dio, gli anziani mantengono ancora (speriamo a lungo) il ruolo di "saggi" ed in particolare Zannantonio Bortolo e la moglie Maria furono immediatamente coinvolti. L' attempato, ma sempre verde entusiasmo dei veterani e la loro maestria furono forieri di grandi mutamenti; i giovani impararono, si fecero a loro volta "maestri" e furono ben presto pronti a rinverdire e a mantenere le antiche usanze del ballo popolare. A Casamazzagno, opera meritoria di alcuni intraprendenti specialisti, esiste un Museo Etnografico della Cultura Ladina. Una bella iniziativa, ben progettata, disposta con ordine in una casa del paese che fu la Scuola Materna. La riproduzione del costume indossato da I Legar, realizzata con l' appoggio del Comitato Turistico, è fedele a quegli antichi modelli che sono bellamente esposti nel Museo Paesano.


Nei primi mesi del 1984 avvenne il debutto. Si doveva presentare il Paris al pubblico che, neppure da noi, è magnanimo nel giudicare le novità. Tutto avvenne durante la classica sfilata di carnevale. Fu un successo confortante e incoraggiante. La "gente" aveva capito e accettato lo spirito de I Legar. Fu lo sprone per iniziare la ricerca e lo studio di altre danze comeliane disperse o dimenticate nel tempo. Il risultato eclatante fu l' allestimento di un piccolo, ma completo spettacolo eseguito da sei coppie di ballerini. Con questa rappresentazione nacque ufficialmente il Gruppo folkloristico de I Legar